…controcorrente…

 

Profughi e animali…

Due pesi e due misure…

 

 

Le due immagini fotografano bene i sentimenti comuni a larga parte della “opinione pubblica”, come si suole dire:  un neppure malcelato fastidio,

una ostilità diffusa per le migliaia di profughi che arrivano via mare  e dall’altra parte tanti inviti a non trascurare cani e gatti, a non abbandonarli,

specialmente in questo tempo di vacanze estive, e con improperi a non finire contro chi si comporta in maniera così incivile.

Abbiamo, giustamente, leggi sul dovere di soccorrere gli animali, recentemente a Torino, ci si è preoccupati di non spaventare gli animali domestici

con i fuochi artificiali, … e poi facciamo fatica a salvare e ad accogliere uomini, donne, bambini, che rischiano di morire in mare.

Quella gente che fugge da grandi tragedie e bussa alle nostre porte, vale infinitamente più di tutti i cani e i gatti, d’Italia  e d’Europa.

Parafrasando i detti di Gesù, dobbiamo rispettare le norme più piccole, il rispetto agli animali, senza trascurare il comando più grande, l’amore

verso i nostri fratelli…uomini , donne, bambini…”…ero forestiero e non mi avete accolto…quando mai non ti abbiamo accolto?...ogni qualvolta

non avete accolto uno di questi piccoli, non avete accolto me…”

il Signore chiederà conto di tutto questo alla nostra generazione.

 

 P.S. il manifesto sopra non è corretto, Daniele Albanese di Caritas Biella scrive: “attualmente i profughi sono coperti da una convenzione che

consiste in un pagamento forfettario – trenta euro al giorno per persona - all’interno del quale va garantita una serie di servizi : l’ospitalità, il vitto,

la presenza 24 ore su 24 di operatori in struttura, l’assistenza sanitaria, la tutela psicologica, legale, l’insegnamento dell’italiano e percorsi di

integrazione sul territorio, dei 30 euro, due e mezzo vanno ai profughi con carte prepagate.”

 

d. silvano

 

…controcorrente…

 

Contraddizioni.

 

La nostra società a volte è un po’ schizofrenica.

Ci sono due sposini, lei è incinta e prossima al parto, la superpotenza di turno, per problemi burocratici, li costringe a partire e tornare al paese di origine.

Nessuno li accoglie, si rifugiano in una grotta, dove la donna partorisce il suo bambino.

E non finisce lì, il reuccio di turno vuole uccidere il bambino, e allora devono fuggire, attraversare il deserto , fino in Egitto.

Questo è il racconto del Natale, della nascita di Gesù, ed è molto attuale, una famigliola profuga in un paese lontano, per sfuggire alla morte.

E succede, ormai spesso, che insegnanti e presidi delle nostre scuole vietano il presepio, perché offensivo verso altri bambini.

E il bello è che in genere vietano questa memoria natalizia proprio in nome della tolleranza, del rispetto di ogni razza e religione.

E non si accorgono di avere sottomano uno dei più bei racconti di come non ci si deve comportare nei confronti di rifugiati e stranieri.

E dall’altra parte, abbiamo visto in questi mesi, difendere la tradizione del presepe, proprio quanti gridano contro l’arrivo di profughi e clandestini.

Non si accorgono che quel bimbo, inerme e fuggiasco, invita proprio ad essere, oggi, accoglienti e generosi verso i tanti che vengono a bussare alle nostre porte.

 

d. silvano

 

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